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Tutto il peggio del calcio italiano tra equivoci, errori clamorosi e “papere” storiche. Dal 1980 ad oggi.

José Battle Teixeira Perdomo
Salto (Uruguay)
05/01/1965
Centrocampista
Mediano
Genoa
9
Cagnesco
Secondo Boskov il suo cane avrebbe giocato meglio di lui
06/11/2015
di Cristian Vitali
Fu il compianto Franco Scoglio a volere a tutti i costi Josè Batlle Texeira, meglio conosciuto come Perdomo, nel suo Genoa: è stato lui l’artefice primo del suo arrivo in Italia. Il “Professore” era appassionato di calcio sudamericano e nell’estate del 1989, gasato dall’approdo dei rossoblu in Serie A, si occupò personalmente del calciomercato battendo i campi del Sudamerica alla ricerca di talenti a prezzi ragionevoli. E da quelle terre piazzò un tris di acquisti: l’attaccante Pato Aguilera e i centrocampisti Perdomo e Ruben Paz. Quest’ultimo fu prelevato dal Racing Club, gli altri due dal Penarol. Estasiato dal trio degli olandesi del Milan, probabilmente Scoglio volle emularne le gesta, proponendo un altro trio che però riuscì ad ottenere buoni risultati solo per un terzo: se infatti Aguilera diventerà un beniamino della Gradinata Nord, gli altri due rimasero a Genova una sola stagione, non certo da ricordare. Perdomo, in particolare, acquistato per soli 130 milioni di Lire, era un “volante central”, ovvero un centrocampista, non proprio velocissimo, ma già nel giro della Naizonale. Un entusiastico Sandro Ciotti ebbe per lui parole al miele al termine di un’amichevole disputata tra Italia ed Uruguay a Verona: finì 1-1, gol di Roby Baggio e Aguilera. Il Commissario Tecnico degli azzurri era Azeglio Vicini, quello della “celeste” Oscar Washington Tabarez. E Perdomo disputò una gara eccellente.
Quando vestì la maglia del Genoa, però, si rivelò un giocatore quasi inutile: in teoria avrebbe dovuto costituire il cardine del gioco rossoblu (una sorta di Pirlo), giocando mediano davanti alla difesa. E invece fu lento e compassato, faticando a rincorrere gli avversari, venendo bollato come “cattivo” risultando estremamente falloso. Il fatto di non riuscire a reggere i ritmi lo porta ad aumentare la sua aggressività, e quindi colleziona parecchi cartellini gialli. Lo stesso giocatore nelle interviste non aveva timore di sventolare ai quattro venti la sua attitudine nel ricevere ammonizioni. Non è un caso se poi i tifosi del Grifone finirono per chiamarlo “Perdemmu” (“perdiamo” in dialetto genovese). Senza mai convincere, al termine della stagione fu ceduto al Coventry City in Inghilterra, il quale a sua volta, dopo pochi mesi lo girò in Spagna al Betis Siviglia dove concluse mestamente la sua breve e deprecabile esperienza europea, tornandosene in Uruguay: prima al Gimnasia La Plata, poi riabbracciando il Penarol e quindi chiudendo la carriera nel 1995 nel modesto Basanez, club di secondo piano di Montevideo, che proprio in quell’anno ottenne per la prima volta nella sua storia l’accesso al campionato di vertice e concludendo “in bellezza” con un’immediata retrocessione. Tutt’oggi Perdomo è universalmente ricordato per un’espressione, entrata negli annali del calcio umoristico, pronunciata da Vujadin Boskov, all’epoca allenatore della Sampdoria, prima di un Derby: «Se sciolgo il mio cane, gioca meglio di Perdomo». Un insulto, una frase ironica, conosciuta ancora oggi dalle nuove generazioni, che però al tecnico jugoslavo costò il deferimento al Procuratore Federale dal parte del suo stesso club, nonché parecchi milioni tra multa per diffamazione e sanzioni applicate dal club. Il prezzo pagato per non vederselo più tra i piedi?
AGGIORNAMENTI —
Chiusa la carriera ad appena 30 anni, per due brevi periodi ha allenato due club di secondo piano di Montevideo: nel 2000 il Villa Espanola e nel 2002 il Tacuarembò.
«Eccomi nella nuova patria del football, ed è proprio ciò che volevo. Non sono un morto di fame, nel senso che i soldi hanno la loro importanza, ma non bastano ad allontanare un calciatore uruguayano da casa sua. In questo, siamo diversi da argentini e brasiliani: forse perché, rispetto alle loro, la nostra è una nazione più ricca»
(Josè Perdomo, centrocampista Genoa | «La Stampa», 14/08/1989)
«Perdomo, inizialmente discusso, incomincia a trovarsi a suo agio nella parte di centromediano metodista che Scoglio gli aveva già affidato prima ancora di vederlo in campo. La visione di gioco, la prontezza e la precisione nei lanci lunghi sono quelle di un campione. L’unico neo sta in un certo difetto di dinamismo che lo porta fatalmente, per il ritardo negli interventi, a qualche esuberanza agonistica»
Gianni Pignata, giornalista | «La Stampa», 19/02/1990)
| Stagione | Squadra | Presenze | Reti |
| 1983-89 | Penarol | 23 | 7 |
| 1989-90 | Genoa | 25 | - |
| 1990-91 | Coventry City | 4 | - |
| Gen. 91 | Betis Siviglia | 6 | 1 |
| 1991-92 | Gimnasia La Plata | 16 | 2 |
| 1992-93 | Inattivo | ||
| 1993-94 | Penarol | 12 | - |
| 1994-95 | Basanez |
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