Per completare una stagione di Serie A servono ormai più di 500 calciatori, ed è inevitabile che non tutti siano fuoriclasse come Buffon, Tévez o Higuaín, e men che meno primatisti di presenze come Javier Zanetti, Totti o Del Piero. Nel campo di calcio, come sul palcoscenico, accanto ai protagonisti ruotano i comprimari, che spesso sono presenze davvero sporadiche, se non vere e proprie meteore in un campionato che resta, nonostante tutto, uno dei più seguiti e ambiti del calcio internazionale. Per ogni giovane aspirante campione, mettere piede su un campo di Serie A è un sogno, un traguardo, la linea di confine tra la mediocrità e la possibilità di sfondare
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La sua esperienza in Italia è stata controversa. L’avventura di Udine non è stata delle più felici, in termini di numeri: rimase solo una stagione e addirittura fu costretto a restare inattivo l’anno seguente per far posto ad una “stella” del firmamento mondiale. Eppure tutti lo ricordano con affetto. Ed è per questo che ho ritenuto opportuno non realizzare una Scheda tutta sua su Calciobidoni: troppo definirlo Bidone, forse troppo poco annoverarlo tra le Meteore. Stiamo parlando di Ivica Surjak, che arrivò all’Udinese di Franco Dal Cin (quello che
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Correva l’Estate del 1994, quella dei Mondiali negli Stati Uniti: a Brescia però, la massima rassegna intercontinentale passava in secondo piano: la locale squadra, guidata nella stanza dei bottoni dal compianto Gino Corioni, era appena stata promossa in Serie A e il suo fuoriclasse indiscusso, tal Gheorge Hagi, che era stato decisivo per le sue sorti e per la conquista della Coppa Anglo-Italiana, lasciava la Lombardia per approdare al Barcellona per 5 miliardi di Lire, non prima di partecipare alla rassegna statunitense con la Nazionale della Romania. In panchina c’era ancora Mircea Lucescu, che è
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Il danese Eriksen sugli scudi: vince il ‘Calciobidone’ 2020
Per l’ennesima volta (la settima, in dodici edizioni del sondaggio), a vincere il titolo di ‘Calciobidone’, il calciatore straniero più deludente dell’anno, è un interista. E’ infatti Christian Eriksen, alla fine, a spezzare nel 2020 l’equilibrio del premio che nell’ultimo
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Si tratta dell’ennesimo, giovanissimo giocatore nigeriano “importato” in Italia direttamente dall’Africa, ad opera della Reggiana di Franco Dal Cin. Nel 1997 il club emiliano era appena retrocesso in Serie B e prelevò, tra gli altri, questo giovane centrocampista destinandolo alla propria formazione “Primavera”. La stagione seguente la società granata gli permise di fare un’esperienza nella Serie A romena, ma già nel mese di Gennaio 1999 lo fece rientrare in Emilia per spedirlo in Puglia (insieme all'attaccante Njoku Kent), per cercare di farlo ambientare in Italia. La Fidelis Andria infatti, si disse
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Carlotta Adreani, il volto grazioso dei motori del TG5
Oggi sono un po’ emozionato, perché ho raggiunto nientemeno che Carlotta Adreani, conosciuta per essere una presenza discreta, ma competente ed innegabilmente affascinante, del TG5, particolarmente delle Sezioni “Economia” prima e “Motori” poi. Si tratta della mia prima intervista, almeno su Calciobidoni.it (visto che in passato ebbi modo di intervistare alcuni giocatori del Latina Calcio, ai tempi in cui scrivevo per il defunto quotidiano “Il Territorio”) ad un vero e proprio personaggio famoso, di un “addetto ai lavori” certificato a tutti gli effetti, se così posso dire. Magari ai
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Figlio del più famoso Josè (centravanti e Capitano del Benfica che conquistò la Coppa dei Campioni nel 1961 e nel 1962, nonché 5 volte Campione del Portogallo e altrettante Capocannoniere del torneo, con 25 presenze e 18 reti nella Nazionale portoghese), Rui Aguas, classe 1960, fu un bomber di razza, visto che militò per diversi anni e con profitto con Porto e Benfica segnando un buon numero di reti. E pensare che fino a 23 anni aveva giocato anche a pallavolo, ma l’attività non era agonistica fino al punto di sostenerlo economicamente a sufficienza, e fu così che si buttò
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«UndiciMetri» è una raccolta di memorie del calcio che porta dentro alla storia e alle storie del momento fatale: il fatidico tiro dagli undici metri, dove si consuma il tutto o il niente, il buio o il miele. Il rigore, già. Una metafora della vita, la sfida tra due giocatori, uno contro l’altro, l’incaricato del tiro e il portiere, ritornano Achille e Ettore. È la linea sottile che divide la festa dal dramma, il trionfo dal baratro, la morte dalla vita. È il rito della ghigliottina in piazza, anche se rotolano palloni, non teste. Un tiro dal dischetto può avere il potere di “macchiare” un’onesta carriera di calciatore discreto. Può segnare in maniera indelebile un giocatore, nei ricordi dei tifosi, che può venir ricordato ai posteri
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“Calciobidoni - Non comprate quello straniero” è una sorta di bestiario, di fantozziano memoriale sull’esterofilia del calcio italiano dal 1980 fino alla stagione appena conclusa, di vero e proprio vademecum per presidenti e direttori sportivi per non lasciarsi tentare dalle sirene del “calcio d'agosto”... Storie di calcio per ridere, ricordare, arrabbiarsi: la vicenda dello straniero sconosciuto e affascinante, del cinese con la saudade, del brasiliano più bravo con le donne che con il pallone, del finlandese che perse il posto in squadra ma riuscì a laurearsi a Bologna, del campione triste, del figlio del dittatore, del fratello scarso di Maradona, del giapponese con l’interprete al campo d’allenamento
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