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Ibrahim Ba: da sfigato esterno ad ottimo portafortuna dei rossoneri


Il vino francese “annacquato” del Presidente Berlusconi


06/06/2008

di Cristian Vitali

Una storia particolare, quella di Ibrahim Ba. Un giocatore il cui destino è legato ad un gol maledetto, al seguito del quale non ne ha più azzeccata una, perdendo così tutta la sua credibilità da buon giocatore. Questo gol fu la sua unica rete realizzata in maglia rossonera, in campionato contro la Lazio. Eppure non era male. Lo stesso Silvio Berlusconi, vedendolo in campo nell’Estate del 1997 in una partita amichevole con il suo Milan, lo soprannominò “Beaujolais Nouveau”, paragonandolo al vino francese per la sua brillantezza. E invece poi si perse inesorabilmente: le prestazioni incolori a Milano gli fecero perdere il treno dei Mondiali con la sua Francia (poi vinti). Il prestito a Perugia è contrassegnato (in negativo ovviamente) dalla testata che Ibou rifila al giocatore del Cagliari Fabio Macellari, senza essere visto dall’arbitro Collina. E per la prima volta nella storia il Giudice Sportivo ricorre alla prova televisiva, punendo la pesante irregolarità del francese con una squalifica di 4 giornate. Poi il lungo peregrinare: l’arrivederci all’Italia (dove era ormai “bruciato”) per transitare a Marsiglia, per poi tornare in rossonero. Da qui le tappe seguenti saranno Inghilterra, Turchia e Svezia. Ma il copione è sempre lo stesso: poche partite, e tutte scadenti. L’unica cosa di rilievo avviene quando nel Febbraio 2004 Ba – che milita nel Bolton – subentra a Stelios Giannakopoulos durante una partita di campionato, stabilendo il record della maggiore differenza nel numero di lettere dei cognomi del giocatore subentrato e del subentrante in un match di Premier League. Senza parole. Un ritiro sarebbe la cosa più probabile: e invece si consuma a sorpresa il suo secondo ritorno in Italia e al Milan, nella veste di “portafortuna”. Con la sua semplice presenza nella partite importanti al seguito della prima squadra, i rossoneri vincono. E tanto basta. Perché di farlo giocare non se ne parla proprio.


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