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Ma Ming Yu, dalla Cina con “torpore”


Uno dei peggiori acquisti nella storia del calcio nostrano


08/08/2009

di Cristian Vitali

Il calcio cinese, da sempre, non viene considerato come un mercato appetibile: da parte dei club italiani non c’è né la volontà di cercare dei veri talenti, né tantomeno il proposito di allevarne qualcuno. Tuttavia, non si può neanche andare in Cina per un mese e pensare di conoscere a menadito sia il calcio che i calciatori locali. Eppure c’è chi ha avuto questa presunzione: la famiglia Gaucci, che portò in Italia il primo storico calciatore cinese: Ma Ming Yu. Primo ed unico, anche a distanza di anni. Col senno di poi, vien da pensare che abbiano acquistato il giocatore sbagliato, visto che tutto sembrava, tranne che un calciatore. E infatti, si vociferava che Alessandro Gaucci avesse visionato un altro cinese dal nome simile: Ma Lie Tie (anche lui una delle colonne della Nazionale cinese), ma poi la Federcalcio locale – che tratta globalmente le cessioni all’estero dei giocatori di tutte le squadre cinesi – gli ha invece rifilato questo vero e proprio “Bidone”, approfittando della scarsa competenza degli osservatori del Perugia che, loro malgrado, conoscevano poco o nulla del campionato “pallonaro” cinese. Il suo aspetto fisico, poi, non era dei migliori, anzi: sembrava un impiegato in pensione. E in effetti girava voce che la sua età “effettiva” fosse addirittura di 43 anni! Ciononostante, a questa mezza figura fu permesso di allenarsi assieme a tanti futuri campioni del calibro di Materazzi, Liverani, Grosso e Miccoli. Ed è Luciano Gaucci stesso a fornire – seppur con una battuta – la ragione del suo acquisto. Infatti, in cinese, “Ma” significa cavallo: Gaucci, che di equini se ne intende, disse a suo tempo di averlo ingaggiato anche per quello strano cognome. Sembrava una battuta, allora. Oggi possiamo pensare che non stesse assolutamente scherzando. Una leggenda metropolitana racconta che il piccolo regista fu cacciato da Perugia quando un giardiniere si accorse che si era portato dietro dalla Cina una miriade di persone al seguito tra familiari e amici, che aveva accasato di nascosto in vari locali dello stadio e della sede sociale del Perugia (precisamente negli uffici, nei magazzini, negli spogliatoi e nelle palestre). Invece lui viveva in un appartamento con la moglie, mentre la figlia di 3 anni, Ma Yu Wen, rimase in Cina. «La chiamiamo 3 volte alla settimana. E lei pensa sempre che la settimana dopo torniamo». Aveva ragione Ma Yu Wen: piccola, ma già lungimirante. Papà, che si sentiva a Perugia come un pesce fuor d’acqua, protagonista di un sogno molto più grande di lui, è tornato presto a casa, per la gioia della piccina e dei tifosi perugini. Prendendo così i classici due piccioni con una fava.


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