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Esajas, tre minuti al Milan grazie a Seedorf


Le peripezie del grande amico di Seedorf che riuscì a raccomandarlo a Milanello dopo alcuni infortuni, provini falliti e lavori dei più disparati


12/03/2018

di Cristian Vitali

Di Esajas ne ho già ampiamente parlato, ma non si può non sottolineare che la sua storia è a dir poco unica. Questo perché, pur rientrando nella casistica dell’amico del calciatore famoso, che gli assicura un ingaggio nella squadra dove gioca oppure in un’altra (come è successo per tanti calciatori fratelli), Esajas è l’unico che è stato un giocatore di mezza tacca, seppur sfortunato ma molto simpatico. Infatti Harvey, anche se prometteva bene, come assicurò il suo amico Seedorf con cui giocò insieme nelle Giovanili dell’Ajax (ma sarebbe come chiedere all’oste se il vino è buono), ha avuto una carriera caratterizzata da poche partite e un grave infortunio, inframmezzata da due ritiri. Esajas infatti ha disputato qualche partita con il Feyenord (dove ha segnato l’unica rete in carriera proprio ai “Lancieri” che lo avevano prima cresciuto e poi scartato, almeno secondo le statistiche che sono arrivate a noi), con il Groningen e il Dordrecht in Olanda, una gara di Coppa Italia con il Milan e una di Serie C2 con il Lecco contro il Portogruaro, l’ultima della sua carriera, caratterizzata da una obesità purtroppo evidente, che lo ha frenato oltremodo. Non è un caso che Seedorf disse che in gioventù arrivarono a considerarlo perfino il Ruud Gullit del terzo millennio.

DALL’AJAX ALLA CUCINA – Nel 2001 il suo primo ritiro, dovuto principalmente ad un grave infortunio: rottura del tendine d’Achille. L’operazione e la lunga riabilitazione lo portano a cercare occupazioni lavorative per tirare a campare, e finisce per impegnarsi nel settore culinario come aiuto-cuoco. Ma nel frattempo, privo di auto e pure di patente, viene accompagnato da Seedorf a sostenere alcuni provini in Italia. L’amico Clarence riesce a raccomandarlo prima alla Fiorentina (una Viola in disarmo, nella stagione del fallimento, a Natale del 2001) e poi, nel Febbraio 2002, al Toro. Entrambi ebbero esito negativo. Soprattutto della prova in granata c’è la testimonianza di Sandro Mazzola, allora Direttore Generale del club: «Seedorf mi aveva telefonato raccontandomi dei problemi che aveva avuto questo ragazzo. Si era raccomandato affinché potesse avere una chance al Toro. Esajas rimase con noi per un mese: aveva buone qualità ma anche troppi chili in eccesso». E mentre Seedorf passava dall’Inter al Milan, Esajas si perdeva nei meandri della vita: di lui sappiamo che per tirare a campare cerca un impiego, e si dà da fare prima come lavapiatti e aiuto-cuoco, poi come cameriere in un Bar (e c’è chi dice anche in un Circo), quindi decide di gestire una discoteca ed un negozio di antichità. Dall’Ajax squadra all’omonimo prodotto per le pulizie il passo fu breve. Ma la voglia di tornare a giocare era sempre forte.
LA SCOMMESSA DI SEEDORF – Nel 2004 i contatti con l’amico Seedorf si infittiscono e Clarence lo convince a trasferirsi in Italia in cerca di un ingaggio: Harvey prende residenza a Milano, quindi a Varese. E’ il 2005 quando l’amico di sempre riesce a convincere Galliani che se dimagrirà può valere un ingaggio al Milan. Nel frattempo si è lasciato andare superando abbondantemente il quintale, risultando anche zoppicante a causa di un grave infortunio alla caviglia rimediato inciampando in una pentola in cucina. Durante una cena con i vertici rossoneri Galliani si emozionò a tal punto da intravedere in lui un futuro giocatore del Milan e lo tesserò. «E se un giorno giocherà anche un solo minuto di una partita ufficiale del Milan sarà un sogno che si avvera» concluse l’allora Vice-Presidente vicario. Sembra un’operazione ridicola in stile «7 chili in 7 giorni». Ma Esajas si mette sotto di brutto e in undici mesi, stipendiato dal Milan, grazie all’aiuto di Milan Lab, perde oltre 20 Kg e arriva a pesare 85, un successo. Arriva quindi anche per lui l’occasione del campo: Gennaio 2005, Coppa Italia, Milan-Palermo: entra al 42’ del secondo tempo al posto di Ambrosini, il tempo di una bella sgroppata sulla fascia destra e stop. Sono appena tre minuti, ma per lui (e il mondo intero) è la favola di chi riesce ad arrivare nonostante tutte le avversità. E come ciliegina sulla torta sarà anche presente in panchina nella maledetta serata di Istanbul, nella finale di Champions persa dal Milan con il Liverpool dopo averla accarezzata per tutto il primo tempo. Una panchina prestigiosa, un’opportunità avuta grazie al posto libero lasciato dalla cessione di Coloccini, che ha convinto i rossoneri ad inserire proprio Esajas nella lista per la Champions League.
INEVITABILE DECLINO – La sua carriera da giocatore si ferma praticamente qui. A nulla servì la comparsata da Enrico Ruggeri al famoso programma di Italia 1 “Il Bivio”. Galliani lo tratta come un figlio, auspica addirittura un suo esordio nelle competizioni europee. Ma il ragazzo inizia a prendere di nuovo peso e la stagione successiva non gli viene rinnovato il contratto. Il vicino Lecco, appena promosso in Serie C2, ed allenato da Vincenzo Sannino, gli offre un contratto ma sarà una stagione tribolata: una sola presenza in campionato (contro il Portogruaro), tanta Berretti per cercare di riprendere la forma, una società allo sbando che paga in ritardo gli stipendi creando malumore attorno ai giocatori. Ciononostante arriva la salvezza all’ultima giornata grazie ad una vittoria sul campo della Biellese con rete di Christian Arrieta, ex del Cervia di “Campioni – Il Sogno”, altro programma di Italia 1, per poi dire basta, questa volta definitivamente. «Ne avevo passate tante, non era certo un contratto scaduto a preoccuparmi. Aspettai fino a Natale, poi decisi di ritirarmi».
Sempre con il sorriso sulle labbra, conscio di aver avuto un’occasione che centinaia di migliaia di giocatori (o presunti tali) non hanno mai avuto. Trascorre qualche mese tra Como e Varese, il suo ultimo domicilio italiano, quindi se ne torna in Olanda, riuscendo a prendere il patentino da allenatore guidando un club dilettante di Amsterdam. E si vocifera che l’immancabile Seedorf, quando fu proprietario del Monza, pensò a lui per guidare i brianzoli. Ma alla domanda del giornalista Alec Cordolcini su quale, secondo lui, fosse il miglior talento emergente olandese, rispose: «Sicuramente Eljero Elia». Quello che arriverà alla Juventus per deludere completamente, vincendo anche il “Calciobidone Jolly” del 2011. «Sono tifoso del Feyenoord sin da quando ero bambino, e non nascondo che partire da lì non mi dispiacerebbe». Anche da allenatore ne deve fare di strada, Esajas. Magari in tandem con l’amico di sempre Seedorf. Del resto, lui stesso ha dimostrato che i sogni, a volte, possono anche avverarsi.


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