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— Intervista a Cristian Vitali
«Bochu, Dombolo, Ukah, Pippi: anche Vasto ha i suoi bidoni?»


Li ricordate? Ne abbiamo parlato con il massimo esperto italiano di flop calcistici


30/10/2012

di Giuseppe Mancini

Zonalocale.it

Cristian Vitali, giornalista, è il più grande esperto in Italia di “bidoni”, quei calciatori stranieri che sono entrati nell’immaginario collettivo, spesso protagonisti anche di leggende popolari, per non aver lasciato il minimo segno in campo, nonostante le premesse o l’alto prezzo pagato dalle società per acquistarli. Lo abbiamo contattato per farci raccontare come una passione sia diventata un lavoro che lo ha portato da aprire Calciobidoni, il sito che è molto conosciuto e anche a scrivere un libro sull’argomento. Ne abbiamo approfittato anche per chiedergli un parere su alcuni stranieri che hanno giocato a Vasto.

Come ha inizio la tua avventura nel mondo dei bidoni?

«Non è stato certo amore a prima vista, come molti pensano e scrivono. L’idea è maturata in quanto terreno inesplorato: amo il calcio, volevo fare un sito, volevo soprattutto sfogare la mia inclinazione per la scrittura e quando ho fatto vedere il risultato ad amici ed appassionati, tutti mi hanno esortato a renderlo di pubblico dominio. L’entusiasmo e la curiosità che mi hanno trasmesso ha fatto sì che portassi avanti quello che ormai era diventata una mia creatura. Così ho fatto, e mi sono tolto parecchie soddisfazioni».

Così è nato il sito Calciobidoni.it.

«Inizialmente, nel 2006, avevo pubblicato il sito sullo spazio gratuito fornito da Libero, ma a seguito dei contatti che crescevano sempre di più, dopo due anni online, nel 2008 decisi che era ora di dargli un’impronta più professionale. E così il nome del sito è diventato anche una sorta di marchio, in continua espansione, se vogliamo».

Non contento hai scritto anche un libro.

«L’idea ha radici lontane e nasce dal momento stesso in cui cominciò la mia avventura da giornalista. Ho fatto diverse esperienze di redazione e scrivere un libro penso sia un sogno di molti, se non di tutti. Fatto sta che però non ho mai voluto pubblicare solo per la soddisfazione di farlo, per quello esistono una moltitudine di tipografie mascherate da editori. Ma che soddisfazione c’è a pagare per farsi stampare un libro di cui chi te lo stampa non gli interessa nulla del contenuto, del formato, della grafica e nemmeno della sua distribuzione? E’ un prodotto fine a se stesso. Pubblicare, per chi non l’ha mai fatto, con degli editori veri è molto difficile, così a tempo perso ho iniziato a scrivere, quasi rassegnato, presto o tardi, all’idea di riporre l’opera nel cassetto. E invece furono quelli della Piano B a contattarmi, perché videro il sito e i suoi contenuti, rimasero affascinati dagli aneddoti e dalle leggende metropolitane dei giocatori bidoni. Ci siamo accordati in men che non si dica e in pochi mesi è nato Calciobidoni – Non comprate quello straniero che, nel suo piccolo, ha avuto un buon successo, anche e soprattutto grazie alla passione e alla serietà che mettono in quello che fanno i ragazzi della Piano B, le cui opere sono distribuite su scala nazionale, confezionando un prodotto che ritengo sia di buona fattura. In tempi di crisi meritano un plauso perché con coraggio propongono opere di scrittori esordienti, riconoscendo tutto quanto dovuto dalla Legge del Diritto d’Autore. Che, per esperienza diretta, credimi, non è poco».

Nonostante tutto qualcuno ti ha deluso.

«Consentimi uno sfogo, sono rimasto molto deluso dalla quasi totalità delle persone che conosco, che hanno praticamente snobbato il libro pur venendone a conoscenza. Devo invece ringraziare gli sconosciuti: ho venduto quasi 200 copie nella sola Rimini a fronte di appena 3 (!) a Latina. Mi vien pensare che la gente sia invidiosa. Io invece, nel mio piccolo, ho sempre sostenuto concretamente chi ha creato qualcosa dal nulla. In un mondo pervaso dall’ignoranza, chi realizza qualcosa di bello va premiato, anche con un piccolo gesto».

Chi è il bidone al quale sei più legato?

«E’ la domanda alla quale devo sempre sottopormi, e rispondo sempre alla stessa maniera: i nomi sono tre, perché sono clamorosi e perché dietro hanno delle storie davvero assurde, marchiane, al limite del ridicolo. Luis Silvio, il capostipite, quello che da “ponta” (un’ala o esterno di centrocampo, in portoghese), per una errata traduzione divenne “punta” e quindi fuori ruolo. Tra l’altro, fu lui a farmi scoprire la Pistoiese del 1980/81, e da allora ne divenni simpatizzante. Continuo con Caraballo, quello del Pisa, quello che fu consigliato – così si dice – da un tassista al figlio di Anconetani. E poi, per avvicinarci ai nostri tempi, il cinese Ma Ming Yu, che non ha praticamente mai giocato, a cui attribuivano le più disparate date di nascita».

Il più scarso in assoluto?

«Come non si può paragonare Pelè a Maradona, penso sia difficile fare una valutazione in senso assoluto. Ognuno ha una storia ben diversa, ha motivi più o meno validi che hanno contribuito a rendere la sua parentesi nel campionato più bello del mondo un vero incubo. Nel complesso, in rapporto alla credibilità e alle possibili attenuanti, ritengo che un caso come quello del già citato Ma del Perugia di Gaucci sia davvero difficilmente ripetibile».

I bidoni possono insegnare qualcosa al calcio italiano?

«Calciobidoni è anche un database che deve servire da esempio per le dirigenze dei club. “Non comprate quello straniero”, tra l’altro, è un monito, un diktat da me rivolto soprattutto ai vari presidenti e agli addetti ai lavori. L’esempio più pregnante è il Milan. Per anni sono andati avanti con gli “invincibili”, i vari Maldini, Nesta, Gattuso, Inzaghi e compagnia bella, senza mai effettuare il ricambio generazionale puntando seriamente sui vivai. Lasciamo perdere Nocerino, che è stato un affare last-minute, ed Antonini, che è stato ripreso dopo anni quasi per caso. Sono arrivati una miriade di stranieri, tra l’altro strapagati. Non si fa così, quando lo capiranno che i nostri giovani sono il futuro, il serbatoio dei club e della Nazionale? Auspico una riforma radicale, con il ritorno ai convitti, con i giovani ragazzi dotati di talento lontano da casa ma allevati come si deve, dove si insegna il calcio ma anche il rispetto dei valori della vita e della disciplina».

Hai organizzato anche il sondaggio del Calciobidone.

«Il Calciobidone si contrappone al Bidone d’Oro - che tra l'altro, da quest’anno pare che non si farà più - per eleggere il giocatore straniero che ha deluso di più. Solo stranieri, prego. Per mettere alla berlina storie di cui non ci si può andare fieri, giocatori pagati fior di quattrini e poi rispediti al mittente rimettendoci in soldi e perdita d'immagine. In giuria, quest’anno, anche nomi prestigiosi, a tutela di garanzia: Carlo Nesti, Darwin Pastorin, Matteo Marani, che sceglieranno i candidati da votare. Si vota per tutto il mese di dicembre, da quest’anno anche sul sito del Guerin Sportivo, e per e-mail, SMS, tramite Facebook. Più si vota, meglio è. E nella settimana in cui si proclama il vincitore del Pallone d’Oro, per contrappasso io decreterò il Calciobidone, per farci quattro risate e meditare su ciò che è stato sbagliato. Due nomi su tutti, tanto per iniziare: Cissè e Forlan. Leccatevi i baffi».

Chi sarà il bidone del Pescara di quest’anno?

«Leggendo a casaccio i nomi dei nuovi stranieri acquistati in estate, in teoria al Pescara il ventesimo posto non glielo leverebbe nessuno. Ma andando bene ad analizzare i profili di questi signori sconosciuti, mi vien da dire che Delli Carri ha operato sul mercato in maniera oculata facendo investimenti soprattutto su giovani di talento. Rischiando, certo, ma chi non risica non rosica no? E poi il bello del calcio è anche questo: sovvertire i pronostici. Gente come Vukusic, Cosic, Celik che ha già fatto un gol e Weiss che ne ha fatti due. E poi Quintero, la chicca. Quel calcio di punizione che ha realizzato in campionato è roba da artisti, altro che. Se invece devo segnalare un possibile nome in negativo, dico Bjarnason. Peccato solo per la partenza di Verratti, una sconfitta del calcio italiano, ma lodo l’ingaggio e la scelta di schierare titolare Mattia Perin, giovane e promettente, a Stroppa gliene va dato atto. E poi Perin è di Latina e la cosa mi inorgoglisce».

L’Abruzzo ha sfornato tantissimi bidoni, ce n’è uno che ti ha impressionato più di altri?

«La carta geografica calcistica abruzzese significa soprattutto Pescara. E il Delfino ha sempre investito sugli stranieri. Non mi dimentico di Edmar, che come racconto nel mio libro, fu acquistato al posto di un certo Romario (ancora giovanissimo e sconosciuto). E poi Zoran Ban, in prestito dalla Juventus ma che ebbe una carriera avara di soddisfazioni, chiusa anzitempo a causa di problemi di salute della moglie. Fece in tempo a tornare in Italia con il Foggia ma dopo 5 gare e 2 reti se ne tornò a casa per non riprendere mai più a giocare».

A Vasto sono passati Maury ex Perugia, Dombolo ex Ancona, Bochu ex Fiorentina, cosa ne pensi?

«Di getto ricordo bene Bochu, era nella rosa della Florentia nell’anno della rinascita del club viola. Uno che è passato dal Sedan al Santarcangelo non credo meriti di essere ricordato ai posteri. Donovan Maury non si può considerare bidone, dai. Sono tanti anni che è in Italia, diciamo che non è certo un campione, ma quando uno riesce a scendere in campo per molto tempo in C comunque non è scarso. Passami una battuta: mi auguro che i Magazzini Maury’s siano opera sua. Bruce Dombolo (che una leggenda vuole affiliato al clan dei marsigliesi, N.D.R.) invece, è proprio una “chicca” pura, un bidone tra bidoni, meteora in un Ancona capace di collezionare record negativi in campionato e delle pagine supplementari nell’album Panini per la grande quantità di giocatori ingaggiati in quella stagione, in cui retrocessero e fallirono. Il coro a lui dedicato dai tifosi era: “Guarda come Dombolo, guarda come Dombolo...”, sulle note di una famosa canzone degli anni sessanta. Queste sono storie davvero succose».

Hanno giocato qui anche Ugo Ukah, Miftah, Pippi, Tokio Nakai, Dos Santos Jefferson e Kennet Obodo, il cugino di Christian. Ne ricordi qualcuno?

Alcuni di questi nomi mi sfuggono, del resto non posso essere onnipresente, magari fosse. Per Miftah vale il discorso fatto per Maury, più “meteora” dei piani alti che brocco. Per Pippi vien da ridere leggendo il nome, questo sì. Tokio Nakai (che non conoscevo) invece è un personaggio che ha i parametri per rientrare in Calciobidoni: una nazionalità particolare per un calciatore che emigra in Italia nelle serie minori, diverse leggende metropolitane che ne alimentano il mito e un’esperienza davvero ridotta nel Belpaese. Ugo Ukah ha una storia interessante perché nato in Italia, ma che ha alternato incredibili alti e bassi, dalla nostra Serie C al campionato polacco, passando per “meteora” al QPR. Obodo è “fratello di”, quindi rientra nel novero delle categorie previste dal sito, in cui, tra l’altro, è presente un’interessante dossier in materia. Sarebbe stimolante riuscire a censire (con foto, aneddoti e notizie certe) anche i bidoni delle serie minori, ma purtroppo ho una portata limitata. Sogno di avere un corrispondente da (quasi) ogni città, che possa seguire la locale squadra e mandarmi delle foto e delle curiosità che si raccontano in Curva, tra i tifosi. Sai le risate? Ne approfitto per lanciare un appello: chiunque volesse... E a proposito di vastesi saluto il mio collega Michele Saraceni che lavora a Piacenza ed è di Vasto.


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