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— Intervista a Cristian Vitali
«I bidoni del calcio, parla Cristian Vitali»


Cristian Vitali decide di parlarci dei bidoni, figure deludenti nel mondo del calcio


05/10/2010

di Fabrizio Romano

Terza-pagina.it

Nel periodo in cui si inizia a sentire l’odore di Pallone d’Oro, Cristian Vitali decide di parlarci dei celebri bidoni, figure deludenti nel mondo del calcio. Cristian, infatti, ha scritto un libro che si intitola “Calciobidoni – Non comprate quello straniero”, dedicato proprio ai bidoni. Vitali ha anche organizzato un evento, “Premio Calciobidone 2010 – 2^ Edizione”, dedicato proprio all’elezione del bidone dell’anno, al quale si può partecipare con un semplice voto tramite sms o mail secondo le istruzioni del palinsesto.

Cristian, tu sei un esperto nell’analizzare i bidoni. Facci tre nomi nuovi che attualmente in Serie A sono secondo te “classificabili”.

Non è facile dirlo. Oggi di stranieri ce n’è una vera invasione, ad ogni finestra di mercato ne arriva una bella infornata, e di tutti i tipi: si va dal campione affermato all’attempato professionista, dal giovane di belle speranze allo sconosciuto oggetto misterioso. Sono troppi, non riesco quasi più a “censirli”. Ci sono troppe variabili che possono incidere nella loro personale esperienza in Italia. Spesso, dopo solo due mesi alcuni vengono “tagliati” e rispediti in patria in tutta fretta. Comunque, adesso come adesso vien facile fare il nome di Adriano: la perplessità che ha suscitato il suo arrivo alla Roma è diffusa. Ho il sentore che buona parte dei tifosi che hanno visto la usa presentazione, quando teneva in mano una sciarpa giallorossa con su scritto “Mò te gonfio”, abbia reagito con molto scetticismo. Sono troppi anni che il brasiliano non è più l’Imperatore dell’Inter, e neanche il goleador visto a Firenze e a Parma. Io gli auguro di rinascere, per carità, ma non ha molta credibilità: a vederlo, con tutto il rispetto, sembra il Ronaldo dei tempi peggiori.

Tra poco eleggerete il “Calciobidone 2010”. Tu personalmente chi hai votato?

«Sinceramente non ci ho ancora pensato, di solito mi prendo tempo perché è una scelta difficile, quasi come andare a votare per le elezioni! Scherzo, però mi sento nella condizione di dover essere il più obiettivo possibile, quindi voglio pensarci bene... Posso solo anticipare che quasi sicuramente Huntelaar ci sarà. Tra tutti gli utenti che stanno votando, ho trovato anche delle uscite bislacche. C’è chi cita Pandev, chi Milito... Ma se riportiamo questi nomi usciamo dal seminato. Vedete, a mio parere bisogna valutare attentamente la stagione passata, con uno sguardo anche a questo primo scorcio del torneo. Come ho detto e ripetuto a più riprese, bidone è un concetto molto ampio, nel quale vanno a confluire una lunga serie di considerazioni che non si soffermano sui meri numeri o sull’aspetto tecnico. Prendiamo Mutu, per esempio: è un grande giocatore, ma in quest’ultimo anno non gli è andato bene nulla, a partire dalla squalifica per doping, per finire con la rissa fuori da un locale a Firenze ed il pestaggio ai danni di un cameriere. Bidone non è solo l’oggetto misterioso, il perfetto sconosciuto, ma anche quello pagato tanto e che ha reso poco, in proporzione alle aspettative. E se mettiamo sul piatto della bilancia sia gli aspetti positivi che quelli negativi, al tirar delle somme si può fare una valutazione completa ed esaustiva, immune da critiche insensate».

Oltre ad Hoffer che leggiamo tra i candidati, quale bidone ti sentiresti di sottolineare per il Napoli degli ultimi 4 anni, squadra che seguiamo particolarmente da vicino?

«Mah, sinceramente la gestione De Laurentiis è stata molto proficua, e non ha prodotto veri e propri “bidoni”. Negli ultimi anni Hoffer mi sembra davvero quello che si avvicina di più a questo status, ma se devo fare proprio un altro nome, non mi piaceva il portiere Navarro, che per tre milioni di euro è stato solo per breve tempo titolare in maglia azzurra, e alla fine ha pure rescisso il contratto. Credo sia stato il primo portiere straniero nella storia del Napoli in Serie A: essendo un amante delle statistiche, lo ricorderò più per questa peculiarità che per le sue parate. La nostra, quella italiana, era considerata come la miglior scuola di portieri al mondo. Adesso non è più così, ed è una conseguenza ovvia, visto che lo straniero pare avere la precedenza sull’italiano, sempre e comunque. Questo mi preoccupa: non a caso, il nostro campionato ha perso competitività».

Passiamo al calcio giocato. Chi vincerà lo Scudetto?

«La mia curiosità, ad inizio stagione, era quella di seguire il cammino dell’Inter: fin dal giorno seguente la vittoria in Champions ho pensato che era finito un ciclo: quasi cinque anni di successi, davvero tanti, e la finale con il Bayern, che è coincisa con l’addio di Mourinho, ha sancito la fine di questo florido periodo. Chiunque avesse raccolto l’eredità del portoghese, da Orrico ad Capello, si sarebbe preso una bella gatta da pelare, perché i confronti sono inevitabili. Pronosticai che alla prima sconfitta ci sarebbe stato un fiume di polemiche, e così è stato: i nerazzurri hanno l’inevitabile “sindrome da appagamento”. A mio parere Maicon e Milito andavo ceduti, i soldi che offriva il Real non li avrebbero presi mai più. Benitez resisterà ancora, ma l’Inter difficilmente vincerà qualcosa. Adesso vedo favorito solo il Milan, grazie agli apporti fondamentali di Ibrahimovic e Robinho: con loro i rossoneri torneranno a vincere. Ma mi piacerebbe che anche la Roma recitasse la parte del leone, perché è una bella squadra e perché Ranieri è un buon tecnico che non merita di essere denigrato: ha raccolto molto meno di quanto meritasse».

Puoi svelarci per quale squadra fai il tifo?

«Sono milanista e per questo devo ringraziare l’insistenza di mio fratello maggiore, che mi ha trasmesso la passione per il calcio. Però sono diversi anni che ho maturato una certa predilezione per il Torino: la storia di questo club ha un fascino incredibile, che trova il suo culmine con la strage di Superga. Tifo perché torni una delle sette sorelle. Ma simpatizzo anche per la Pistoiese: non c’è una ragione precisa, mi piace molto il colore delle maglie e poi sono cresciuto con i vecchi “Guerin Sportivo” degli anni ottanta sempre di mio fratello, che conserva ancora gelosamente. E su quelle pagine ingiallite scoprii l’esistenza di una banda di “vecchietti terribili”, da Lippi a Bellugi, da Rognoni a Frustalupi, da Mascella a Chimenti, che mi attirò parecchio. Per non parlare di Danuello...».

Conclusione obbligatoria sul bidone. Qual è stato il più grande bidone che abbia mai calcato il terreno di gioco della Serie A?

«Una classifica perpetua non credo si possa fare, anche perché si tratta di confrontare epoche diverse. Però l’esperienza che ho accumulato nel “settore” mi permette di dire che il giocatore che nell’immaginario collettivo del tifoso italiano incarna maggiormente la nomea di bidone, è Luis Silvio Danuello della Pistoiese. Tanto per rimanere in tema. E’ stato sfortunato, in realtà pare non fosse così scarso, ma ha sbagliato epoca: fosse capitato ai giorni d’oggi, con fiumi di stranieri giunti a prezzo di saldo e in ogni categoria, passerebbe quasi inosservato. Nel 1980 no: i giocatori stranieri erano una novità, erano solo una decina, e costantemente sotto osservazione. Dovevano dare di più. E’ il rischio che corrono i pionieri, come ho scritto nel mio libro “Calciobidoni – Tutti i bidoni del calcio italiano”. Ma il fascino di queste storie, seppur negative, aumenta con il passar del tempo, poiché restano testimonianze concrete di un calcio romantico, che non c’è più».


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