Tutto il peggio del calcio italiano tra equivoci, errori clamorosi e “papere” storiche. Dal 1980 ad oggi.

Nome e Cognome:

Elio Sergio Angel Fortunato


Luogo di Nascita:

Mar Del Plata (Argentina)


Data di Nascita:

23/10/1956


Ruolo:

Attaccante


Posizione:

Centravanti


Squadra:

Perugia

Voto al Bidone:

7


In una parola:

(S)Fortunato



Elio Sergio Fortunato


Snaturato nelle sue caratteristiche, con sussulto di orgoglio finale


06/11/2016

di Cristian Vitali

«Sono stato il più straniero degli stranieri»
(Elio Sergio Fortunato, attaccante Perugia)
«Alla vigilia di tante gare Ulivieri mi diceva che non dovevo mai perdere di vista un loro difensore, che dovevo andare a strappargli la palla fin dentro la mia area di rigore. Ma non ero stato preso per segnare gol? In questo modo venivo dato in pasto al pubblico. Inseguivo invece di venir inseguito»
(Elio Sergio Fortunato)

Nomen omen dicevano i latini, ma per Fortunato, almeno per quanto riguarda il suo viaggio in Italia, non fu così. Argentino ma dal nome italiano, Elio è passato alla storia per essere stato tra i pionieri prescelti (per non dire fortunati) per infoltire la schiera di giocatori stranieri del nostro campionato alla riapertura delle frontiere del 1980. A prenderlo fu il Perugia per la cifra di 780 milioni di Lire, accompagnato dalla fama di fuoriclasse internazionale per via delle convocazioni in Nazionale e dei duelli nella classifica cannonieri con Maradona. Si racconta che fu, in odine di tempo, il secondo straniero a tornare a giocare in Italia, dopo Prohaska all’Inter, che fece quindi da apripista. In biancorosso dovette raccogliere l’eredità di Paolo Rossi, il cui posto nell’undici biancorosso rimase vacante a causa del suo coinvolgimento nello scandalo del calcio scommesse. L’argentino condividerà con il leggendario Luis Silvio Danuello un infausto destino: quello del giocatore incompreso. Come lui giunse quell’anno in Italia, come lui era sudamericano, come lui finì per retrocedere con la sua squadra, come lui un equivoco tattico fu alla base del suo personalissimo flop. Analogie quasi preoccupanti, ma emerse a seguito di attente analisi e riflessioni figlie dell’ostracismo dei tecnici dell’epoca e, diciamola tutta, anche di una certa incompetenza di alcuni dirigenti. I bene informati lo descrissero come un giocatore privo di finezze tecniche e dal bagaglio tecnico forse limitato, ma concreto e tremendamente affidabile, un classico animale da gol.

Soprattutto il colpo di testa era uno dei suoi principali punti di forza. Tuttavia, giunto in Italia, dovette scontrarsi con l’ostilità del tecnico del Perugia, un giovane Renzo Ulivieri, che finì per non comprendere le sue doti da goleador destinandolo ad una collocazione ben diversa nello scacchiere biancorosso. Il mister toscano decise infatti di sacrificarlo a compiti di pressing sulle difese avversarie, facendolo defilare sulla fascia sinistra, collocazione che ne snaturò completamente le sue doti da centravanti puro. Ben presto divenne un vero e proprio oggetto misterioso, per colpe più altrui che proprie. E il Perugia, che doveva partire con il pesante fardello della penalizzazione di 5 punti da scontare a causa del calcio scommesse, venne schierato con un atteggiamento eccessivamente prudente da parte di Ulivieri. L’allenatore toscano aveva potenzialmente un terminale d’attacco di tutto rispetto, ma non seppe sfruttarlo al meglio. Elio fu utilizzato con molta parsimonia e i suoi problemi di ambientamento finirono per peggiorarne ulteriormente la già difficile situazione, incidendo pesantemente sul morale.
Ben presto criticato dai tifosi che non capivano il suo disagio e avvilito dagli assurdi schemi di Ulivieri, l’ex goleador dell'Estudiantes ha ritrovato l'antico orgoglio soltanto nelle ultime gare, a giochi ormai fatti: due reti per lui, negli ultimi scampoli del campionato. La prima, inutile, la realizzò alla penultima giornata, il 17 Maggio 1981 al “Meazza” contro l’Inter. Subentra nella ripresa al posto di De Rosa e sigla il gol della bandiera nella sconfitta per 3-1, ma la gioia per la sua prima marcatura “italiana”, che spezza il personale digiuno, è strozzata dalla rabbia per il tempo perduto e dalla retrocessione degli umbri, cosa già fatta da tempo. L’argentino ci prende gusto, e si ripete la domenica successiva, il 24 Maggio, quando al “Curi” con la sua rete stende il Torino, e consegna ai grifoni una vittoria tanto superflua quanto beffarda. Ma questi suoi gol, seppur insignificanti a fini della classifica (anzi no: la vittoria con il Toro ha permesso di evitare l'ultimo posto), hanno avuto per lui almeno il sapore della “vendetta” nei confronti di quel tecnico che non ha saputo comprenderlo. Il Perugia, infatti, termina il campionato al penultimo posto, davanti solo alla disastrosa Pistoiese, appena due punti più indietro. Fortunato non ha mai perdonato Ulivieri, confidando a più riprese le sue ragioni: Un giocatore fuori ruolo, il cui antico orgoglio da devastatore dell’aria da rigore lo ha portato almeno ad un sussulto degno della sua fama a giochi ormai fatti. Due gol in due gare, poi tentò di proseguire la sua esperienza nel vecchio continente. Prima in Spagna, al Las Palmas, poi in Austria, al Favoritner di Vienna, per poi chiudere, in bellezza, in Patria.
AGGIORNAMENTI — “Il più misterioso tra gli oggetti misteriosi”, così fu spesso definito, ha appeso gli scarpini al chiodo nel 1985. Oggi fa il Procuratore Sportivo: ha avuto tra i suoi assistiti Mauro German Camoranesi.


Stagione Squadra Presenze Reti
1972-74 Kimberley 20 13
1974-75 Aldosivi 12 9
1975-76 Racing Avallaneda 28 20
1976-78 Quilmes 76 31
1979-80 Estudiantes La Plata
1980-81 Perugia 12 2
1981-83 Las Palmas 18 7
1983-84 Favoritner Wien 26 11
1984-85 Estudiantes 32 14
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