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Perdomo e quella frase del cane di Boskov


Il volante central lento, aggressivo e impacciato da indurre il sornione Boskov a un’infelice paragone con il suo cane


16/03/2016

di Cristian Vitali

Con il ritorno del Genoa in Serie A nel 1989, il tecnico Scoglio decise di visionare personalmente molti giocatori in Sudamerica, prolifica terra di talenti a basso costo. Il Professore volò in Uruguay ed acquistò un trio che nelle propria mente avrebbe potuto emulare quello “magico” degli olandesi del Milan: Aguilera, Ruben Paz e Perdomo, un attaccante e due centrocampisti, che avrebbero dovuto costituire il fulcro del gioco rossoblu. Ma se il primo riuscì a diventare un idolo a suon di gol, rimanendo diversi anni in Italia, gli altri due disputarono una stagione a dir poco fallimentare.

LA STORICA FRASE – Soprattutto Perdomo, per certi versi giocatore oggi semisconosciuto per le sue doti calcistiche, ma spesso ricordato (e tramandato ai posteri) “grazie” ad un’insolita frase pronunciata dal saggio Vujadin Boskov, all’epoca allenatore della Sampdoria, alla vigilia di un Derby della Lanterna: «Se sciolgo il mio cane, gioca meglio di Perdomo». Una frase, pur poi diffusa in varie versioni, che la dice tutta sulla considerazione che si aveva del giocatore, anche perché i tifosi, sia del Genoa che avversari, sono sempre stati d’accordo con tale affermazione. Il tecnico jugoslavo penso bene di caricare la tensione, già alta come in queste occasioni si aspetta, lanciando qualche frecciatina al Genoa. Poi si arrivò a chiedergli un parere proprio su Perdomo, che teoricamente avrebbe dovuto costituire il fulcro della manovra, un avversario potenzialmente pericoloso. «Se sciolgo mio cane in giardino lui gioca meglio di Perdomo». Apriti cielo. Boskov cerca di correggere il tiro, ma ciò che ne esce fuori è un altro giudizio ben poco lusinghiero nei confronti dell’uruguayano: «Io non dire che mio cane gioca meglio di Perdomo. Io dire che lui potere giocare a calcio solo in parco di mia villa con mio cane». La risposta sul campo di Perdomo è un cartellino giallo per un inutile fallo dopo appena trenta secondi dal calcio d’inizio. Se non è record poco ci manca.
UNA PUNIZIONE ESEMPLAREQuesta frase costò cara a Boskov: fu deferito alla Procura Federale dal suo stesso club, denunciato per diffamazione e costretto a pagare alcuni milioni di multa: «Per quella frase ha pagato 27 milioni: 10 per multa di Mantovani, 17 a seguito del processo per la denuncia», come riferì Boskov in un’intervista rilasciata ad Alessandro Dell’Orto per il Quotidiano “Libero”. Il mister chiarì poi che all’epoca aveva un cane di razza “Bovaro delle Fiandre” che si chiamava “Buf” e che pesava ben 70 chili. I giornalisti gli chiesero di Perdomo del Genoa e lui, spontaneamente, per scherzo, disse: «Potrebbe giocare con mio cane». Beh, la sua ironia non fu accolta molto bene. «Se libero il mio cane, gioca come lui». Parole offensive, denigratorie, che Paolo Mantovani, Presidente delle Sampdoria, da gran signore qual era, non accettò a cuor leggero, perché “fomentano violenza”.
GLI SFOTTO’ MERITATI – Non per difendere il compianto Boskov, ma non è un caso che i tifosi del Genoa cominciarono a storpiare il nome del giocatore in “Perdemmu” e presto esposero anche uno striscione in suo “onore”: «Si scrive Perdomo, si legge Perdemmu». Per la cronaca, “Perdemmu” in dialetto genevese significa “perdiamo”. Del resto, fu protagonista di alcune perle che ancora oggi ricordano nel web i tifosi genoani: «L’unico momento in cui correva in campo era durante la rincorsa per tirare le punizioni. Preciso che le tirava quasi da fermo», oppure «Resta indimenticabile una punizione nel Derby, battuta dalla trequarti, che riuscì a ad andare in fallo laterale e a colpire una delle torri del “Ferraris”. E meno male che Scoglio diceva che erano la sua specialità».
In fondo, con quelle multe, Boskov ha indirettamente fatto un favore al Genoa: rendere pubblico, con una dichiarazione ad affetto da parte di uno degli addetti ai lavori, il suo effettivo status di giocatore inadeguato per il calcio italiano, troppo lento per i ritmi molto alti e serrati che il nostro campionato presentava in quegli anni. Riuscendo anche, con quella frase, a non far passare inosservato il “bidone” Perdomo, passato come una meteora per una sola stagione nel Belpaese ma destinato a non essere mai dimenticato, nei Secoli dei Secoli. E a riprova di ciò, il Gruppo dei Madama Pautasso gli ha addirittura “dedicato” una canzone:
«L'aveva detto anche il Professore
quel giocatore è fondamentale
e così perfin al porto
si sono messi a cantare:
Dov'è finito Perdomo
dov'è andato Perdomo
Rotella ed Eranio ci sono
e c’è pure Ruben Paz
Dov’è finito Perdomo
L’avrà spostato di ruolo
farà il barbiere per uomo
nel centro di Santa Fe
Dov’è finito Perdomo
quanti scarsi ci sono
in questo calcio che è nuovo
Josè Perdomo dove sei?»
E c’è da dire che nessuno della Protezione Animali, o animalisti che dir si voglia, come sono in voga al giorno d’oggi, si è mai lamentato. Perdomo resta però uno dei pochi eletti al mondo che è riuscito a farsi prendere per il culo dal quel grande maestro di saggezza che era Boskov.


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