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— Intervista a Cristian Vitali
«Il concetto di bidone...»


Destrosecco.it settimanalmente racconta le gesta dei bidoni che hanno calcato i campi del nostro campionato, tramite la Rubrica “Bidoni Storici”


23/03/2017

di Vittorio Arba

Destrosecco.it

Abbiamo fatto una chiacchierata con Cristian Vitali, fondatore di Calciobidoni.it, Blog dove si può trovare un’immensa carrellata di bidoni e che organizza annualmente il “Calciobidone”, presente sul web da 10 anni e precursore del fenomeno dei “Bidoni del Calcio”.

Buonasera, Cristian. Che cosa ti ha spinto ad aprire un blog sui “flop” della nostra Serie A?

«Buonasera a te, Vittorio, e grazie per avermi contattato. L’idea nacque quasi per caso nel 2005, durante un corso come progettista web a cui avevo preso parte, affascinato dall’idea di poter imparare a progettare qualcosa su Internet. Ogni discente doveva realizzare un sito come tester e io, inizialmente orientato a farne uno dedicato alle automobili italiane, ho poi virato sul calcio, altra mia grande passione, ma non volevo fare qualcosa di già visto. Così mi venne l’idea di approfondire la tematica dei giocatori dimenticati e poco ricordati, i cosiddetti “bidoni”. L’idea piacque a molti allievi che la videro come una cosa simpatica, ricordo soprattutto Marco Giugliano e Diego Malafronte che mi esortarono a pubblicarlo. E alla fine del corso, nel 2006, così feci. Una scelta che mi ha condizionato».

In base a quale criterio pensi che un giocatore possa essere definito “bidone”?

«Come ho già spiegato molte volte, il concetto di bidone, o “calciobidone”, tanto è entrato nel gergo di tutti i giorni, è molto controverso. E’ difficile mettere d’accordo le persone sulla valutazione dei giocatori. Innanzitutto il termine, almeno come lo intendo io, non è assolutamente offensivo. Purtroppo sta a significare che, in un rapporto a due tra giocatore e società, se le prestazioni del calciatore in questione, per ragioni tecniche, affettive, caratteriali o quant’altro, non rende come ci si sarebbe aspettato, entrambe le parti non ci hanno certo guadagnato né in termini di immagine che di risultati, e questo sottolinea il termine “bidone”. Ma comunque io lo interpreto nel senso più ampio, e sempre circoscritto a determinate esperienze: Bergkamp è stato un “bidone” per l’Inter, quindi s’intende come negativo quel determinato rapporto, e non certo il giocatore in generale. Fu così anche con Rush, Stoichkov, Diego e tanti altri. Giocatori eccellenti che però hanno “toppato” in almeno una esperienza importante».

Qual’è la tua “Top 10” dei Bidoni passati per il nostro Paese?

«Guarda, ti rimando al sito, sono davvero troppi, è difficile paragonare epoche ed esperienze diverse».

Quali analogie e/o differenze trovi tra il calcio “anni 90” e quello attuale?

«Pochissime. Gli anni novanta sono veramente il top, una sorta di “evoluzione” degli anni ottanta, soprattutto a livello di marketing (si pensi alle maglie con il nome personalizzato) e di regole, come i tre stranieri per squadra, una giusta via di mezzo tra l’autarchia dei bei tempi andati e l’eccessiva sregolatezza di oggi, un calcio, peraltro spezzettato e troppo invasivo, che non mi piace più».

Nel campionato attuale, chi si avvicina di più al titolo di “bidone”?

«Nell’ultima edizione del Calciobidone ha vinto Kondogbia, un ragazzo che ha avuto un impatto pessimo con il nostro campionato, ed è stato subito etichettato come tale soprattutto in rapporto alle aspettative e al salatissimo conto pagato: 40 milioni per un ragazzo di poco più di vent’anni è un investimento davvero troppo importante. Sono questi i casi in cui o sei un fenomeno oppure vieni additato al pubblico ludibrio. C’è da dire che però all’Inter hanno saputo aspettarlo, e con Pioli il ragazzo si sta rivalutando. Questa cosa rappresenta per me un motivo di orgoglio, perché il Calciobidone, seppur ironico, nasce anche come stimolo a migliorare e migliorarsi. Come fosse un rimbrotto ufficiale teso a farti “svegliare”, ma anche e soprattutto come accusa al calcio italiano, reo di non saper valorizzare al meglio i giocatori nostrani».

Calciobidoni.it è una realtà importante da ormai 10 anni e premia ogni anno il “Calciobidone”. Ci saranno sorprese nella prossima edizione? Ci sono altri progetti in cantiere?

«Ti ringrazio per considerarlo come tale, diciamo che mi sono costruito una nicchia grazie soprattutto alla serietà che metto nel fare satira, il che potrebbe sembrare una contraddizione invece non è così: Calciobidoni è un archivio multimediale, una memoria storica che mi porta via molto tempo ed infatti, da quando sono diventato padre di una bellissima bambina, è diventato ancor più marginale ma confermo la mia intenzione a portarlo sempre avanti. E il recente riconoscimento di “Blog dell’Anno 2016” attribuitomi dal sito Supercommesse.it non fa che stimolarmi ancor di più. Per quanto riguarda il sondaggio “Calciobidone”, che ancora oggi molti erroneamente lo chiamano Bidone d’Oro, anche perchè, di fatto, ne rappresenta l’erede, continuerà ad esserci: è come un operaio che nella mischia non sembra nessuno, ma nella fitta rete del mondo del pallone, se non ci fosse, bisognerebbe inventarlo. Lo dico perché ogni anno, nonostante ad organizzarlo sia io, un umile blogger di un blog che conta al massimo un centinaio di visite al giorno, i media mi danno molta attenzione quando si tratta di riportare la lista dei “finalisti” e poi di riportare la notizia del vincitore. Evidentemente serve anche qualcuno che vada controcorrente, che non parli solo dei campioni e dei migliori interpreti del pallone».

Tra gli allenatori, quali sono stati i veri “Bidoni” in Serie A?

«Uno su tutti, di getto: Carlos Bianchi, l’argentino che vinse tutto in Patria e pure l’Intercontinentale contro il Milan, ma che alla Roma non fu un fiasco ma pure di peggio, con una squadra che fu in breve davvero una Rometta. E come dimenticare che pur avendo a disposizione un giovane e forte Francesco Totti, non lo reputò all’altezza della maglia giallorossa e ne approvò il suo passaggio alla Sampdoria? Per fortuna che poi venne presto esonerato, altrimenti la carriera del “pupone” avrebbe potuto assumere sembianze diverse».

Per concludere in bellezza, che ne dici di stilare una “Top 11” dei Bidoni?

«Come già ti ho detto, sono troppi, fare classifiche è ingeneroso, in fondo, e lasciano il tempo che trovano. Ma di “bidoni” quasi assoluti, che io adoro, ce ne sono tre: Luis Silvio Danuello della Pistoiese, Jorge Caraballo del Pisa e Ma Ming Yu del Perugia di Gaucci, il primo cinese del calcio italiano. E rimasto anche l’ultimo. A raccontare le loro disarmanti peripezie, che molti ancora ignorano, mi diverto da matti».


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